I TRENI PER L’EMERGENZA E IL GENIO FERROVIERI 1991

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ALn668-mimetica1 genio ferrovimages0KUVTZSVimagesAO4O8PSYconvoglio genio ferr terremoto emilia romagnaconvoglio genio ferr terremoto emilia romagna.jpg 2I TRENI PER L’EMERGENZA E IL GENIO FERROVIERI
Colonnello Giuliano Ferrari
Capitano Mario Pietrangeli
SME IV REPARTO – UFFICIO MOVIMENTI E TRASPORTI
Pubblicato sul numero 3 del 1991 di Rivista Militare dello SME

Paradossalmente, la staticità delle linee di fronte, che contraddistinse il primo conflitto mondiale e lo trasformò in una lunga guerra di logoramento, fu in gran parte da attribuire proprio all’enorme sviluppo dei trasporti terrestri per effetto della meccanizzazione. Grazie alle autocolonne, e soprattutto al treno, la velocità di afflusso delle riserve strategiche divenne infatti nettamente superiore alla rapidità di progressione delle forze combattenti, che potevano muoversi solo a piedi e, al massimo, a cavallo.
Così, le penetrazioni nelle linee nemiche (già rese difficili dalla prevalenza del binomio difensivo mitragliatrice/trincea su quello offensivo artiglieria/assaltatore) venivano subito arrestate e le posizioni si consolidavano nuovamente.

TRENI DA GUERRA

Il grande protagonista di questa nuova mobilità, il treno, veniva usato prevalentemente per i grandi trasporti strategici e logistici, cioè per trasferire soldati, quadrupedi, generi vari e munizioni, in grandi quantità e su lunghe distanze. Le “tradotte” militari erano di solito formate da vagoni ferroviari chiusi a pavimento libero, atti al trasporto di persone e animali (<<cavalli 8, uomini 40>> dicevano le scritte) oppure di materiali vari, ma talora erano attrezzate in modo speciale – con vagoni blindati o armati – per la difesa contro i sabotatori.
Vennero però impiegati anche veri e propri treni armati, come quelli della Marina italiana (muniti di artiglierie da 76 mm e 152 mm) che operarono lungo il tratto di costa tra il Canale d’Otranto e Ravenna e che costituirono un’efficace difesa litoranea mobile.
Sul fronte orientale, anche l’Esercito utilizzò treni armati con pezzi da 152/40 mm per bombardare le zone operative nemiche del Carso Triestino. I treni sanitari e ospedale contribuivano intanto allo sgombero di migliaia di feriti e ammalati.
Nella 2^ guerra mondiale, quando l’avvento del carro e dell’aereo consentì un incremento della mobilità tattico-operativa sufficiente per un ritorno al combattimento manovrato, ai treni rimase il compito dei grandi trasporti strategici e dello sgombero dei feriti e/o malati con i treni ospedale. I movimenti ferroviari potevano però svolgersi quasi soltanto nella Zona Territoriale, a causa dell’incombere della minaccia aerea e quindi della possibilità di essere colpiti, dall’alto, anche in profondità dietro le linee amiche.
L’evoluzione tecnologica delle armi moderne, per le quali le linee e le installazioni fisse della ferrovia sono divenute facili bersagli, relega ormai il treno – sempre di più – a compiti prevalentemente logistici nelle retrovie.

I TRENI SANITARI

Per gli stessi motivi, anche il treno ospedale sembrerebbe aver perso il suo ruolo, dai tempi in cui ben 44 treni sanitari, facendo la spola tra il fronte e gli ospedali territoriali, sgomberarono migliaia di feriti, durante la 1^ guerra mondiale. Anche nel corso della 2^ guerra mondiale, peraltro, vennero utilizzati numerosi convogli sanitari, specie durante l’eroica e sfortunata ritirata dell’Armir nella campagna di Russia.
Oggi però disponiamo di capacità di sgombero più rapido, con le autoambulanze e gli elicotteri. Inoltre, le infrastrutture ospedaliere sono notevolmente aumentate di numero e di dimensioni, in tutto il territorio, da noi come negli altri Paesi industrializzati.
La protezione assicurata agli organi sanitari dalle Convenzioni di Ginevra, che consente di tenerli più vicini alla zona dei combattimenti, sarebbe un ulteriore motivo per ritenere improbabile, in futuro, la necessità di lunghi e rapidi trasferimenti di grandi quantità di degenti e, quindi, dell’impiego di treni ospedale o di convogli sanitari. In effetti, tale esigenza appare invece destinata a perdurare, almeno per questi ultimi (destinati allo sgombero, più che alla cura) poiché intense operazioni militari, specialmente se condotte con armi chimiche o nucleari, possono purtroppo invalidare in pochissimo tempo un gran numero di combattenti.
Improvvisi arretramenti delle linee di contatto tra le forze combattenti, inoltre, possono rendere necessario il rapido trasferimento delle strutture sanitarie campali o l’evacuazione di quelle fisse. In questi casi, il treno presenta il peculiare vantaggio di utilizzare <<in esclusiva>> una corsia privilegiata, che gli permette di evitare gli ingorghi del traffico stradale causati dai movimenti di truppe e di rifugiati e quindi di sfruttare appieno la sua sostenuta velocità di crociera e la sua grande <<portata>>. La sua struttura e la sua <<abitabilità>> consentono inoltre un’efficace assistenza medico-infiermeristica, nonché condizioni di vantaggio abbastanza confortevoli.

TRENI DI PRONTO SOCCORSO

Molte delle caratteristiche che rendono prezioso il treno in quella catastrofe artificiale che è la guerra si rivelano utilissime anche nelle calamità naturali e, in generale, nei grandi disastri. Grazie al treno, infatti, è possibile addentrarsi nelle zone colpite per trasportarvi i soccorsi o per evacuarne i feriti e i sinistrati, evitando il caos delle strade intasate dagli automezzi pubblici e privati dei soccorritori e dei fuggitivi.
In tali situazioni, gli itinerari stradali ben difficilmente possono essere regolati o sgomberati (soprattutto in carenza di capillari pianificazioni e di rigide misure organizzative, come ha purtroppo ben dimostrato l’ultimo terremoto in Irpinia) neppure con un ipotetico – ma normalmente inammissibile – ricorso alle maniere forti.
Le Forze Armate, i Corpi Ausiliari e l’Ente Ferrovie dello Stato hanno perciò cooperato per realizzare due treni sanitari, che vengono mantenuti stabilmente attrezzati e pronti per gli interventi di emergenza.
Il primo, ospitato nel raccordo militare di Tor Sapienza (Roma), viene impiegato dal Sovrano Militare ordine di Malta ed è composto da 15 vagoni, che comprendono carrozze-corsia, attrezzate con barelle e carozze per l’infermeria e la farmacia.
Il secondo, gestito dal Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, è parcato nello scalo delle Ferrovie dello Stato di Bari ed ha la fisionomia di una vera e propria unità ospedaliera su rotaie che dispone, tra l’altro, di una sala operatoria munita delle più moderne apparecchiature.
La ricettività di ciascun treno, nella versione completa, può superare i 300 degenti per ogni viaggio. Per emergenza di maggior entità, è stato prepianificato l’approntamento di adeguato numero di treni sanitari costituiti al momento dell’esigenza con normali vagoni cuccette e con alcune vetture speciali appositamente attrezzate per i pellegrinaggi dei malati e degli invalidi. Per analoghe considerazioni sulla peculiare attitudine del treno agli interventi di emergenza, il Dipartimento per la protezione Civile si è munito di <<moduli alloggiativi>> in containers, installati su pianali ferroviari: sono i cosiddetti Co.P.I.Fer., che vengono conservati e fatti funzionare dal personale dell’Esercito e del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana e che un locomotore può trasportare velocemente nel cuore delle zone disastrate, per realizzarvi in tempi brevissimi dei veri e propri mini-villaggi completamente autosufficienti. Con qualche modifica potrebbero inoltre essere utilizzati, in modo forse ancor più proficuo, come alloggi sanitari.

IL GENIO FERROVIERI

Per svariate e comprensibili ragioni, vi sono aspetti dell’emergenza che non si può pretendere vengano affrontati dai ferrovieri civili.
L’Esercito si è perciò dovuto munire di una propria unità specializzata, destinata ad un ruolo di prim’attore nell’impiego del treno ai fini militari (ma non solo quelli): il Reggimento Genio Ferrovieri, il cui Comando ha sede a Castel Maggiore di Bologna e che è articolato su due Battaglioni con funzioni nettamente diversificate.
Il 1° Battaglione svolge la propria attività nel campo delle costruzioni di ponti metallici scomponibili e dell’armamento ferroviario. E’ cioè il reparto che prevede alla costruzione speditivi e/o al tempestivo ripristino delle linee e dei ponti ferroviari interrotti, per evitare soluzioni di continuità sulla rete nazionale, sia in guerra sia in pace, ogni volta che si renda necessario un concorso alle normali capacità di intervento delle Ferrovie dello Stato. Una delle tante realizzazioni pontieristiche del 1° Battaglione, il gittamento di un ponte S.K.B. ad unica campata di 120 m sul fiume Toce a Verbania, nel 1978, viene ancora ricordato come un vero record internazionale. Ma questa storica impresa fu determinante anche per la realizzazione di un’altra opera unica nel suo genere: il Convoglio di Pronto Intervento del Genio Ferrovieri.
Nato come caserma viaggiante, per porre rimedio agli inconvenienti causati dalla notevole distanza tra gli alloggiamenti del personale e il cantiere, questo treno assunse ben presto la capacità di svolgere altre funzioni, con l’aggiunta di carrozze attrezzate a centro trasmissioni, posto comando e centro decisionale, sulle quali attualmente può essere ospitato e funzionare (anche in movimento) un Comando operativo di livello medio-alto, per esigenze sia propriamente militari che di protezione civile.
Il 2° Battaglione Genio Ferrovieri ha invece il compito di garantire, in tempo di guerra, il funzionamento e il governo delle linee ferroviarie in Zona di Combattimento, normalmente dalle Retrovie dello Scacchiere operativo dell’Area della battaglia. L’importanza di tale servizio è evidente, se si considera che un solo treno, guidato da due persone, può trasportare (in metà tempo e con 1/10 di carburante) i rifornimenti per un’intera Brigata, che dovrebbero altrimenti essere caricati su ben 120-140 autocarri medi: un’autocolonna di almeno 12 km, che impegnerebbe da 120 a 240 persone.
In tempo di pace, questo Battaglione assicura l’esercizio dei quasi 100 km della linea Chivasso-Aosta.
Inoltre, distacca proprio personale (capi stazione, macchinisti e manovratori-deviatori) sull’intera rete ferroviaria nazionale, per alleviare situazioni di crisi dovute a scioperi o temporanee carenze organiche, oppure durante i grandi spostamenti per le ferie estive, le festività natalizie e pasquali, e così via.
Il genio ferrovieri persegue una nuova incisività di ruolo anche attraverso alcuni progetti di cooperazione con l’Ente Ferrovie dello Stato e l’industria, in corso di approfondimento, per la sperimentazione di tecnologie avanzate e innovative e segue con estremo interesse lo sviluppo di ipotesi di intervento per l’assistenza ed il soccorso a Paesi emergenti, nel suggestivo quadro delineato recentemente sulla Rivista Militare (n.1/91 pag.28) dal Generale Bernard.

FERROVIERI MILITARI……..O MILITARI FERROVIERI?

I Volontari a Ferma Prolungata del Genio Ferrovieri vengono arruolati per concorso annuale a livello nazionale, attraverso selezioni fisico-psichico-attitudinali e culturali specifiche per i vari incarichi. Dopo aver frequentato i corsi di abilitazione, i giovani vengono impiegati quali capi stazione o piloti di treni, oppure nel montaggio di ponti o di linee ferroviarie, e acquisiscono automaticamente il diritto ad essere assunti, al termine della ferma, nei ruoli dell’Ente delle Ferrovie dello Stato. Il Reggimento Genio Ferrovieri, insomma, oltre a costituire un efficiente strumento operativo di pronto intervento per emergenze di ogni tipo, svolge una funzione formativa di grande valore sociale, inserendo annualmente nel mondo del lavoro centinaia di giovani di solida, ricercatissima preparazione professionale.
Col. Giuliano Ferrari
Cap. Mario Pietrangeli
Rivista Militare n. 3 – 1991

I TRENI PER L’EMERGENZA E IL GENIO FERROVIERI 1991ultima modifica: 2022-03-03T21:41:15+01:00da ferroviere09
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